martedì 13 luglio 2010

Il film di ieri sera.. vintage con groppo alla gola



Siamo nel 1938, Concorrenza sleale racconta la storia di una rivalità tra un sarto milanese trasferito a Roma e un merciaio romano ebreo. Il primo altezzoso e schivo quanto il secondo cordiale e allegro. Abitano nello stesso stabile, hanno due negozi confinanti, la loro rivalità e inversamente proporzionale alla complicità tra le famiglie.
Gli screzi tra i due sono frequenti a causa del continuo tentare di rubarsi la clientela a vicenda. Screzi leggeri che arrivano a un culmine quando Umberto insulta Leone, dopo essere venuti alle mani, affermando che un ebreo rimane pur sempre un ebreo.
Nell’imbarazzo generale che si crea a seguito di tale affermazione Umberto prende coscienza di sé e, pur non essendo un antifascista dichiarato (a differenza del fratello professore, che gli rimprovera proprio il suo non voler prendere posizione), offrirà la sua solidarietà al nemico di commercio di fronte alle assurde leggi razziali che l’italia fascista ha promulgato.
Scola intreccia la storia di una piccola rivalità commerciale con quella dell’Italia fascista a ridosso dell’inizio della pagina più vergognosa e ignobile di quel regime: le leggi razziali che all’improvviso disintegrarono quelle poche regole civili di convivenza e di umanità che il fascismo non aveva ancora intaccato.
Il film si apre con le parole del figlio del sarto fuori campo e le immagini dei suoi disegni sul diario, parole e immagini che ricorrono spesso durante lo svolgimento, a ricordarci come sia l’innocenza dell’infanzia ad osservare con acume e sagacia l’assurdità di quel periodo culminato nella tragedia che tutti conosciamo, l’olocausto! I toni sono quelli di una commedia che lascia l’amaro in bocca con la sapienza di un maestro capace di tratteggiare finemente la psicologia dei personaggi.

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